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Risultati Studio ARPACAL dal titolo "Tiriolo e le radiazioni"

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20/05/2014

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PREMESSA
Lo studio nasce dall’esigenza di indagare su alcune sorgenti di rischio responsabili di un presunto aumento di patologie tumorali nell’area che ricade nel Comune di Tiriolo. La volontà dell’Amministrazione Comunale si è concretizzata con un incarico/convenzione al laboratorio Fisico Ettore Majorana del Dipartimento ArpaCal di Catanzaro che ha consentito la realizzazione di un’attività di controllo sul territorio di alcuni agenti fisici inquinanti - radioattività ambientale e campi elettromagnetici – con l’intento di contenere eventuali rischi ambientali e proteggere la salute della popolazione residente. Le caratteristiche geologiche e pedologiche del territorio, la presenza di importanti elementi geologici, fratture della crosta superficiale presenti nell’area in oggetto, non hanno permesso di escludere dalla lista dei potenziali agenti patogeni la più importante sorgente del campo della radioattività naturale: il radon. La radioattività ambientale è legata alla presenza nell’ambiente che ci circonda di atomi radioattivi, i radioisotopi, che possono essere di origine naturale, come quelli primordiali presenti nella crosta terrestre, extraterrestri come i raggi cosmici, oppure di origine artificiale. I radioisotopi sono elementi che a causa della loro instabilità si trasformano spontaneamente in altri atomi emettendo radiazioni. La pericolosità di tali radiazioni dipende dalla loro natura, fermo restando che ogni tipo di radiazione è comunque in grado di provocare danni e/o modificazioni alle strutture molecolari con le quali interagiscono. Le principali famiglie radioattive esistenti in natura sono quelle dell’Uranio, del Torio e dell’Attinio. La stima della radioattività naturale è stata completata attraverso misure del rateo equivalente di dose gamma e con la caratterizzazione radiometrica di terreni e sabbie. Il radon è un gas radioattivo prodotto dal decadimento nucleare nella catena dell’Uranio ed è la seconda causa di rischio del tumore al polmone dopo il fumo. Esso penetra nelle abitazioni dal terreno o viene rilasciato dai materiali edili e può raggiungere concentrazioni elevate in locali chiusi e poco areati tali da risultare pericolose. Le misure della concentrazione di radon sono state effettuate in ambienti abitativi e nelle acque destinate al consumo umano partendo dalle fontane pubbliche e in alcune abitazioni private. Le misure annuali della concentrazione di attività di radon in aria e quelle periodiche in acqua hanno permesso di effettuare la valutazione di dose alla popolazione ed individuare le zone con una probabilità più alta di rischio radon. L’analisi geofisica del territorio, la misura della radioattività naturale in diverse matrici ambientali ed alimentari e un congruo numero di misure di radon al suolo, hanno completato l’indagine. Avvalendosi della preziosa competenza del dott. Raffaele Paone, Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Tiriolo si è potuto arricchire ed ampliare lo studio connesso alla presenza del gas radon a seconda della tipologia di suolo presente nelle diverse aree del territorio.
Un’altra importante fase del monitoraggio ha interessato la verifica dei livelli di campo elettromagnetico presenti nel territorio comunale, attraverso la misura intorno alle stazioni radiobase, nei luoghi di permanenza inferiore alle 4 ore ed in prossimità delle cabine di trasformazioni dislocate in diversi punti dell’area indagata. Gli effetti provocati nel corpo umano dall’esposizione ai campi elettromagnetici esterni dipendono dalla frequenza e dall’intensità; in particolare, essi esercitano una forza sulle cariche elettriche dei tessuti generando delle correnti di conduzione e spostamento all’interno degli organismi. Per questa ragione il monitoraggio dei campi elettromagnetici ha riguardato sia le alte che le basse frequenze. Nel 1996, in risposta alle preoccupazioni per eventuali rischi per la salute connessi all’esposizione a lungo termine a livelli di campi elettromagnetici inferiori agli standard internazionali, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avviato uno specifico
“Progetto Internazionale Campi Elettromagnetici”[i] dedicato a:

  • monitorare le evidenze scientifiche disponibili;
  • divulgare le lacune conoscitive;
  • indicare le priorità di ricerca utili a colmare non conoscenze;
  •  valutare esaustivamente se i risultati delle ricerche condotte sull’uomo e negli animali avrebbero potuto supportare l’ipotesi di effetti sanitari avversi derivanti dall’esposizione;
  • considerare l’opportunità di rivedere i limiti di esposizione in vigore o di adottare particolari misure di precauzione e a divulgare i risultati di questo processo.
     

Dal 24 al 31 maggio 2011 si è riunito a Lione un gruppo di lavoro convocato dalla IARC (agenzia internazionale della ricerca sul cancro) per valutare la letteratura scientifica ad oggi pubblicata inerente l’eventuale cancerogenicità dei campi a radiofrequenza (RF). Sono stati esaminati i risultati degli studi di cancerogenicità sull’uomo e su animali in relazione a diverse sorgenti di esposizione a RF: esposizione occupazionale a radar e microonde; esposizione ambientale a segnali radio, tv e telecomunicazioni wireless; esposizione personale associata all'uso di cellulari e telefoni wireless. Il gruppo di lavoro ha classificato l’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza come “forse cancerogena per l’uomo” – possibly carcinogenic to humans - gruppo 2B [ii-iii], sulla base di una limitata evidenza di incremento dei rischi di glioma e di neurinoma del nervo acustico in relazione all’uso del telefono cellulare e di una limitata evidenza di cancerogenicità negli animali. Secondo il sistema di valutazione della IARC – OMS Organizzazione Mondiale della Sanità, una “limitata” evidenza di cancerogenicità si ha quando un certo numero di studi hanno evidenziato un’associazione tra esposizione e malattia ma non si è in grado di dire se si tratti di un rapporto causa-effetto ovvero di un artefatto dovuto a distorsioni, effetti di confondimento o semplicemente al caso. Alcuni membri del gruppo di lavoro hanno ritenuto, tuttavia, che sarebbe stata più appropriata una valutazione di evidenza “inadeguata” di cancerogenicità per l’uomo e una classificazione nel gruppo 3 (agenti non
classificabili riguardo alla cancerogenicità)[6]. A seguito della valutazione della IARC, l’OMS ha aggiornato la sua scheda sui telefoni cellulari[iv] . In questo documento viene ribadito che le onde a radio frequenza (RF), diversamente dalle radiazioni ionizzanti come i raggi X o gamma, non sono in grado di rompere i legami molecolari né di causare fenomeni di ionizzazione nel corpo umano, il che rende altamente improbabile già in linea teorica che esse possano avere effetti cancerogeni diretti. Per quanto riguarda le evidenze scientifiche su eventuali rischi per la salute, l’OMS dichiara che negli ultimi 20 anni sono stati condotti molti studi finalizzati a valutare se l’uso dei telefoni cellulari rappresentasse un potenziale rischio per la salute. A tutt’oggi non è stato accertato alcun effetto sanitario avverso attribuibile all’uso del telefono cellulare. Alle frequenze utilizzate per la telefonia cellulare, la maggior parte dell’energia viene assorbita dalla pelle e da altri tessuti superficiali provocando trascurabili e irrilevanti incrementi di temperatura nel cervello ed ogni altro organo del corpo. Per quanto riguarda eventuali danni a breve termine, sono stati studiati gli effetti dell’esposizione a RF sull’attività elettrica cerebrale, le funzioni cognitive, il sonno, la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. L’evidenza disponibile ad oggi non supporta l’ipotesi di effetti sanitari avversi da livelli di esposizione inferiori a quelli necessari per provocare effetti termici. Per quanto riguarda eventuali danni a lungo termine, la ricerca epidemiologica si è concentrata soprattutto sullo studio della relazione tra uso del telefono cellulare e frequenza di tumori cerebrali. Poiché molti tumori sono malattie a lunga latenza (si manifestano cioè a distanza di molti anni dall’inizio dell’interazione che li ha avviati) e l’uso del telefono cellulare si è diffuso soprattutto a partire dal 1990 circa, il potere informativo degli studi epidemiologici condotti fino ad oggi è limitato alle neoplasie che si manifestano più precocemente. Tuttavia, gli studi di cancerogenicità sui roditori hanno mostrano in modo coerente che l’esposizione a lungo termine a RF non comporta un incremento del rischio di tumori. In accordo alla prassi per cui la classificazione di un agente nel gruppo 2B non comporta di per sé l’adozione di nessuna particolare misura di sanità pubblica e la scheda aggiornata dell’OMS sui telefoni cellulari non contiene alcuna indicazione sulla necessità di rivedere gli attuali standard di esposizione alla luce degli esiti della recente valutazione di cancerogenicità delle RF da parte della IARC. La monografia IARC 2013[v] sulle radiazioni non ionizzanti di recente divulgazione oltre a dare indicazioni di dettagliato in merito agli studi e ai metodi di indagine sugli effetti dei campi elettromagnetici anche a RF, stabilisce che nella valutazione sulla cancerogenicità esiste una limitata evidenza con l’esposizione ai campi elettromagnetici. L’OMS attualmente non suggerisce neppure misure precauzionali e si limita ad informare sui fattori che influiscono sui livelli di esposizione a RF durante l’uso dei telefoni cellulari. I livelli di campo elettromagnetico presenti sul territorio del comune in esame sono stati valutati attraverso osservazioni sperimentali dei campi elettromagnetici generati dalle sorgenti che ricadono nell’area di indagine. Lo studio è stato illustrato alla comunità in un pubblico convegno realizzatosi presso il Centro Sociale “Orto Monaci” di Tiriolo, il 31 marzo del 2012: Tiriolo e le radiazioni. Le famiglie coinvolte che hanno aderito alla campagna di monitoraggio hanno ottenuto la certificazione della radioattività naturale dell’edificio, atto che attesterà il livello di concentrazione della radioattività naturale presente nel sito indagato. Lo studio ha inteso perseguire in sintonia con il mandato ricevuto, diversi obiettivi: quello connesso alla radioprotezione della popolazione da esposizione a sorgenti naturali e artificiali oltre ad individuare delle aree a maggior rischio radon fondamentali per suggerire nuovi criteri costruttivi di edilizia pubblica e privata (Piano Strutturale Comunale).

 

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